I sidacati di categoria fanno fronte comune
“Le associazioni si incontreranno periodicamente per parlare dei problemi che vive la professione, ma non delle elezioni per il rinnovo del CNDCEC”
I sidacati di categoria fanno fronte comune
“Le associazioni si incontreranno periodicamente per parlare dei problemi che vive la professione, ma non delle elezioni per il rinnovo del CNDCEC”
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
Roma, 26 marzo 2013
Si è svolta oggi a Roma, presso la sede dell’Associazione Nazionale Commercialisti, la preannunciata riunione tra le associazioni nazionali di categoria (ADC, AIDC, ANC, ANDOC, UNAGRACO, UNGDCEC, UNICO), le quali, per la prima volta, hanno deciso di riunirsi in un coordinamento sindacale dei commercialisti, al fine di rendere ancora più incisiva l’azione di tutela dei colleghi iscritti all’Ordine.
Si ritiene infatti che il disagio della categoria, perdurante da anni, renda particolarmente urgente un fronte comune a tutela della professione.
L’intenzione è quella di lanciare un tangibile segnale a tutti i commercialisti, ai quali le associazioni si propongono di offrire risposte concrete a tematiche che la categoria avverte come urgenti.
L’incontro è stato altresì occasione per ribadire con forza il ruolo sociale di cerniera tra i cittadini e lo Stato, ruolo che la categoria svolge quotidianamente a beneficio della collettività, chiedendo come unica contropartita il rispetto per il proprio lavoro.
I lavori si sono conclusi con la fissazione di un’agenda di argomenti che saranno affrontati nel breve periodo.
Vilma Iaria Presidente ADC – Associazione Dottori Commercialisti
(per delega Marco Luchetti – Componente Giunta)
Roberta Dell’Apa Presidente AIDC – Associazione Italiana Dottori Commercialisti
Marco Cuchel Presidente ANC – Associazione Nazionale Commercialisti
Riccardo Losi Presidente ANDOC – Associazione Nazionale Dottori Commercialisti
Raffaele Marcello Presidente UNAGRACO – Unione Nazionale Commercialisti ed Esperti Contabili
Eleonora Di Vona Presidente UNGDCEC – Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili
Domenico Posca Presidente UNICO – Unione Italiana Commercialisti
“Sindacati dei commercialisti alla ricerca dell’unità perduta. Laddove non arrivano i vertici di categoria, pur avendo annunciato l’intenzione di fare un passo indietro, ci provano le sigle sindacali a fare fronte comune.”
Tempi lunghi per il Cndcec, serve l’unità delle associazioni per la guida della categoria.
COMUNICATO STAMPA
Tempi lunghi per il Consiglio Nazionale
Unità delle Associazioni per la guida della Categoria
Roma, 14 marzo 2013
La recente pronuncia del Consiglio di Stato in ordine al ricorso pendente, relativo alle elezioni del Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, si sostanzierà in un inevitabile allungamento dei tempi di attesa per vedere rinnovato il massimo organo della categoria.
Non entriamo nel merito di tale decisione, così come non abbiamo mai espresso il nostro favore nei confronti di nessuno dei contendenti, vecchi e nuovi.
Non possiamo tuttavia fare a meno di rilevare che la categoria, ancora per molto tempo, non si gioverà dell’azione di interlocuzione con le Istituzioni e l’Amministrazione che, con alterni esiti, il Consiglio Nazionale aveva svolto sino alla fine del mandato.
Preso atto di questa situazione, l’Associazione Nazionale Commercialisti intende sollecitare le altre Associazioni che rappresentano la categoria ad attivarsi assieme affinché quelle attività e quelle funzioni di cui il collega è rimasto indiscutibilmente “orfano”, siano, per quanto possibile, svolte dalle stesse in un fronte comune.
“L’attuale situazione di stallo”, ritiene il presidente ANC Marco Cuchel, “impone a tutti noi una doverosa riflessione su ciò che, come rappresentanze sindacali, possiamo fare per attutire il disagio che certamente i colleghi avvertono in questo momento, ponendosi come unico interlocutore nei confronti delle istituzioni”.
ANC – Comunicazione
COMUNICATO STAMPA
INPS E LA SCELTA DEL CANALE TELEMATICO
IL PAESE REALE E QUELLO IMMAGINARIO
Roma, 13 marzo 2013
Da quest’anno ci sono almeno due novità importanti comunicate dall’Inps che interessano due categorie di contribuenti nel nostro Paese: gli artigiani ed esercenti attività commerciali, e i pensionati.
L’Inps, infatti, che sottolinea di aver privilegiato da tempo il canale telematico nei collegamenti con gli utenti, con la circolare n. 24 dello scorso 8 febbraio informa che per il pagamento dei contributi per l’anno 2013, le imprese artigiane e commerciali non si vedranno più recapitare il riepilogo dei dati e degli importi sulla base dei quali determinare la contribuzione dovuta, ma che tali informazioni i soggetti interessati dovranno acquisirle mediante il canale telematico del cassetto previdenziale.
Anche ai pensionati e ai lavoratori dipendenti per i quali l’Inps assolve alla funzione di sostituto d’imposta, il 2013 riserva una novità: non riceveranno più il loro modello Cud per posta ma per il rilascio sarà utilizzato il canale telematico. Per ottenere il modello Cud, infatti, il cittadino dovrà collegarsi al sito dell’Inps e, mediante PIN, accedere alla sezione dedicata. Sono stati previsti canali alternativi per ricevere la certificazione: l’utilizzo della casella di posta certificata, sportelli e postazioni self service presso gli uffici territoriali, il ricorso ai centri di assistenza fiscale, gli uffici postali dietro il corrispettivo di euro 2,70 + iva, lo sportello mobile riservato alle categorie più disagiate. Solamente in caso di dichiarata impossibilità di accesso alla certificazione mediante uno dei canali previsti, il cittadino potrà richiedere l’invio della stessa, nel formato cartaceo, presso il proprio domicilio.
Sebbene la scelta della via telematica, sia per il rilascio dei Cud che dei dati per la contribuzione di artigiani e commercianti, trovi ragione nell’opportunità di contenere e razionalizzare la spesa pubblica, non può sfuggire come tale scelta si ripercuota negativamente sui cittadini, i quali, con particolare riferimento alle fasce più deboli come gli anziani, sono costretti ad affrontare una situazione di oggettiva difficoltà.
Il contenimento dei costi e la maggiore efficienza devono rappresentare benefici da conseguire a vantaggio della collettività e non certamente nell’esclusivo interesse dell’apparato amministrativo e delle sue esigenze di gestione.
Siamo professionisti e quindi sappiamo bene che l’informatizzazione e la digitalizzazione nell’ambito della pubblica amministrazione rappresentano il futuro e sono indispensabili per immaginare un sistema moderno, efficiente e funzionale. Sappiamo bene tutto questo, tant’è vero che se il sistema fiscale italiano è il primo a livello europeo per quanto riguarda l’informatizzazione ciò lo si deve anche al contributo determinante apportato dai professionisti e dal lavoro che gli stessi svolgono, senza aggravio di costi, nell’interesse dell’Amministrazione pubblica.
Non è secondario evidenziare che le difficoltà create ai cittadini, come avviene oggi per pensionati nonché imprese artigiane e commerciali, si traducono, di fatto, in nuove incombenze che ricadono sui professionisti, senza comunque che queste producano costi aggiuntivi per i contribuenti assistiti.
Non è pensabile che il processo di cambiamento possa avvenire a spese dei cittadini e senza fare i conti con la reale condizione del Paese rispetto alle nuove tecnologie.
I dati Istat sul rapporto dei cittadini con le nuove tecnologie ci restituiscono un quadro avvilente; pur registrando, infatti, nel Paese una crescita della diffusione della banda larga, evidenziano un significativo divario tecnologico esistente al suo interno e rispetto agli altri paesi europei.
Nel 2012 in Italia la quota di famiglie che dispone di un accesso internet (55,5%) e di un personal computer (59,3%) non è cresciuta rispetto all’anno precedente. Nella graduatoria internazionale riguardante la diffusione di internet, l’Italia si posiziona al ventiduesimo posto con un valore pari al 62% ed equivalente a quello della Lituania.
Un ulteriore dato significativo sul quale riflettere: il 43,3% delle famiglie dichiara di non possedere l’accesso ad internet perché non ha le competenze per utilizzarlo.
Probabilmente l’Inps non ha considerato tutto questo quando ha deciso di puntare sul canale telematico per la gestione dei suoi servizi, avrebbe però dovuto farlo e ciò avrebbe comportato il doversi rapportare con il paese reale, per poter gestire correttamente i passi di un processo di ammodernamento che non può essere improvvisato.
ANC – Comunicazione