CS ANC 13.06.2025 – DL FISCALE: L’ART. 15 RECEPISCE LE ISTANZE DELLA CATEGORIA DOPO L’ASTENSIONE PROMOSSA DAI SINDACATI

COMUNICATO STAMPA

DL FISCALE: L’ART. 15 RECEPISCE LE ISTANZE DELLA CATEGORIA DOPO L’ASTENSIONE PROMOSSA DAI SINDACATI

 Roma, 13 giugno 2025

L’approvazione del Decreto Legge fiscale da parte del Consiglio dei Ministri rappresenta un chiaro riconoscimento delle difficoltà operative più volte denunciate dall’Associazione Nazionale Commercialisti e siamo grati al Viceministro Maurizio Leo per la disponibilità all’ascolto delle istanze della nostra Associazione e per aver dato prova di una sensibilità nei confronti dei professionisti, riconoscendone il ruolo e la centralità del lavoro che gli stessi svolgono nell’assistere imprese e cittadini contribuenti.

L’art. 15, che considera valide le dichiarazioni presentate fino all’8 novembre 2024, recepisce le richieste formulate dall’ANC, confermando l’efficacia dell’azione sindacale culminata nell’astensione dalle attività professionali promossa, tra le altre, dalla nostra sigla, per denunciare i gravi disagi causati da disservizi tecnici e ritardi nei software dell’Agenzia delle Entrate.

Il decreto valorizza il ruolo delle rappresentanze sindacali, confermandone la funzione di interlocuzione e tutela. Una linea confermata anche dall’art. 16, che introduce il differimento dei versamenti fiscali per i soggetti ISA, a seguito delle segnalazioni sulle inefficienze operative e sui ritardi nel rilascio delle specifiche tecniche per modelli ISA e CPB.

ANC continuerà a vigilare e a collaborare per soluzioni strutturali che assicurino dignità e sostenibilità all’attività dei professionisti.

ANC Comunicazione

CS 13.06.2025 Decreto fiscale

 

CS 12.06.2025 – DOPO GLI STATI GENERALI: CONFRONTO NEGATO, VOCI ESCLUSE

COMUNICATO STAMPA

DOPO GLI STATI GENERALI: CONFRONTO NEGATO, VOCI ESCLUSE

Roma, 12 giugno 2025

L’evento degli Stati Generali della Professione, svoltosi a Roma, ha messo in scena l’ennesima occasione persa. Un palcoscenico chiuso, un microfono solo, nessuna possibilità di dialogo. A fronte di oltre 122.000 iscritti, ha partecipato l’1% della categoria.

Durante la sessione pubblica, nessun intervento da parte di ordini territoriali, associazioni, casse di previdenza, fondazioni, colleghe o colleghi. Nessuno spazio per il contraddittorio.

Il presidente del Consiglio Nazionale ha parlato da solo, senza possibilità di replica. Il suo intervento, segnato da toni divisivi e attacchi personali, ha rivelato un’impostazione che non appartiene a una guida istituzionale. Il pluralismo è stato trattato come fastidio, il dissenso come minaccia, fatto ancora più grave perché esternato di fronte a Ministri, Vice Ministri, Parlamentari e rappresentanti delle Istituzioni del nostro Paese.

Molti presenti hanno espresso disagio. Senza clamore, ma con sincerità. Colleghi, presidenti, rappresentanti istituzionali hanno manifestato imbarazzo e amarezza. Non per le divergenze, ma per come queste sono state gestite.

In un momento in cui la professione affronta sfide complesse, il dibattito si è concentrato su logiche di consenso e narrazioni autoreferenziali. Nessun piano tecnico, nessuna proposta concreta. Solo visioni parziali, costruite su relazioni personali e presenze politiche.

Anche la sessione pomeridiana, che avrebbe potuto aprire un confronto vero, è stata riservata a pochi: presidenti e consiglieri degli Ordini. Ancora nessuna possibilità di parlare per casse previdenziali, associazioni, fondazioni, revisori, iscritti. Una scelta precisa. E una conferma: chi non è allineato, resta fuori, si deve fare da parte!

Il dissenso, risorsa vitale in ogni comunità democratica, è stato trattato come anomalia da contenere. Nessuna trasparenza, nessun ascolto.

Ma nessun palco blindato può oscurare la voce di chi crede nel confronto, nel rispetto delle differenze, nella costruzione collettiva del futuro della professione.

Per questo, in allegato, rendiamo pubblico l’intervento che il presidente Marco Cuchel avrebbe voluto pronunciare a nome dell’Associazione Nazionale Commercialisti. Un contributo negato in aula, ma necessario nel dibattito pubblico.

Rivendichiamo il diritto di ogni iscritto, di ogni organismo della professione a essere parte attiva delle scelte che riguardano il proprio presente e il proprio futuro professionale.

E continueremo a farlo. Con rigore, con passione, con la forza pacata di chi sa che l’autorevolezza non si impone: si conquista con l’ascolto.

ANC Comunicazione

CS 12.06.2025 Dopo SSGG

Allegato intervento_ CS 12.06.2025 Dopo SSGG

 

CS ANC 09.06.2025 – RIFORMA 139/2005, PREVIDENZA A RISCHIO, ANC SCRIVE AI COLLEGHI E ALLE COLLEGHE

COMUNICATO STAMPA

 

RIFORMA 139/2005, PREVIDENZA A RISCHIO

ANC SCRIVE AI COLLEGHI E ALLE COLLEGHE

Roma, 09 giugno 2025

ANC ha scritto oggi una lettera alla categoria per esprimere la propria contrarietà e i propri timori per quanto contenuto, in materia di previdenza, nella bozza di riforma dell’Ordinamento predisposta dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e ora al vaglio del Legislatore.

“L’articolo 4, comma 1 della bozza” chiarisce il presidente ANC Marco Cuchel “consente l’esercizio della professione tramite società di capitali non costituite come STP, prevedendo, di fatto, l’esclusione per questi soggetti dagli obblighi contributivi. Siamo pertanto molto preoccupati per le eventuali conseguenze che ricadranno sulle entrate delle nostre Casse di Previdenza e per le iniquità che si configureranno a scapito dei colleghi che versano regolarmente i loro contributi per esercitare la professione”

“Se ci fosse stato un confronto con la categoria, reale e non raccontato, prima del licenziamento della bozza di riforma” prosegue Cuchel, “avremmo fatto presente la pericolosità e l’ingiustizia insite in questo passaggio, ma la fretta e la volontà di escludere eventuali voci critiche hanno portato a questo obbrobrio di cui, confidiamo, il Legislatore si accorgerà, provvedendo ad eliminarlo. Intanto, come Associazione, abbiamo ritenuto di richiamare l’attenzione di colleghe e colleghi, informandoli sul rischio che incombe sulle loro teste”

Nonostante le rassicurazioni del Presidente de Nuccio, il quale dichiara che questa modifica non consenta alcuna elusione, ANC esprime molta preoccupazione e, di nuovo, chiede che ogni iniziativa normativa su obblighi contributivi sia sospesa fino a un confronto serio, tecnico e trasparente con le Casse e le rappresentanze professionali.

ANC Comunicazione

 

CS 09.06.2025_RiformaPrev.doc

58_Lettera_Colleghi_Previdenza.doc

 

CS ANC 04.06.2025 |  STATI GENERALI, LA CATEGORIA È DI TUTTI, NON DI CHI SI AUTOCELEBRA SU UN PALCO MONOCROMATICO

COMUNICATO STAMPA

 STATI GENERALI

LA CATEGORIA È DI TUTTI, NON DI CHI SI AUTOCELEBRA SU UN PALCO MONOCROMATICO

Roma, 4 giugno 2025

Il programma degli Stati Generali della professione, previsti per il 10 giugno, è chiaro: niente inclusione, niente pluralismo. Solo un monologo autoreferenziale, costruito per celebrare sé stessi. Tra i relatori, nessuna collega, nessuna consigliera coinvolta, nessuna voce femminile.

E per rimediare? Un videomessaggio della Presidente del Consiglio e la chiamata, all’ultimo momento, di alcune esponenti politiche per i saluti istituzionali. Donne che meritano profondo rispetto, ma che vengono chiamate a coprire un’assenza che resta: quella del coinvolgimento reale, strutturale, vero della categoria.

Quindi il panel dei lavori è rimasto invariato. Il classico caso in cui il rimedio è peggiore del male: così facendo, il nostro Consiglio Nazionale trasmette un messaggio chiaro: agli uomini il compito di affrontare i temi “seri”, alle donne quello di rimediare, con la loro presenza, a un’impostazione che le ha escluse fin dall’inizio.

È un vecchio trucco da comunicatori navigati: usare un simbolo per sviare dal merito.

La verità è semplice: la questione di genere non è stata sfiorata, è stata proprio ignorata. Nessuna rappresentanza delle tante donne che ogni giorno portano avanti la professione nei territori.

Nessuna traccia di quella “cultura dell’equità” evocata a ogni convegno, ma mai praticata.

La stessa logica la ritroviamo nella bozza di riforma del D.Lgs. 139/2005, dove l’obbligo di rappresentanza femminile nelle liste elettorali scende da due quinti a un terzo. Un arretramento netto, una cancellazione silenziosa di anni di progresso.

E mentre il disagio cresce, qualcuno tenta la carta del “programma provvisorio”. A sei giorni dall’evento, una spiegazione che regge quanto un castello di carte sotto il vento.

Il punto però è un altro, ed è evidente: sul palco ci sarà un solo volto, sempre lo stesso. Ogni tavola rotonda, ogni intervento, ogni spazio è costruito attorno a lui.

Niente confronto, niente collegialità.

Nessuna presenza richiesta e nessuno spazio d’intervento concesso alle Casse di Previdenza, alle Associazioni Sindacali, alle Fondazioni, agli Ordini Territoriali, agli Iscritti.

Solo un’unica voce, amplificata senza contraddittorio.

Questo non è un momento per la categoria. È uno spettacolo sulla categoria, messo in scena da chi ne ha preso possesso.

Chi oggi pone queste domande lo fa per rispetto verso la professione, non per visibilità. E chi risponde con sarcasmo o frasi fatte, invece che con contenuti, dimostra solo di non voler rispondere. E forse nemmeno di poterlo fare.

ANC Comunicazione

CS 04.06.2025_Stati Generali

 

CS CONGIUNTO ANC – CONFIMI INDUSTRIA 03.06.2025 | Polizze catastrofali: tante criticità anche fiscali, a partire dal rischio di permuta occulta se stipula il conduttore

ANC – CONFIMI INDUSTRIA

Comunicato congiunto

Polizze catastrofali: tante criticità anche fiscali, a partire dal rischio di permuta occulta se stipula il conduttore

Da chiarire chi – fra conduttore e proprietario – è gravato da perdita dei contributi pubblici in caso di inadempienza. Poco condivisibile che l’Erario riscuota il 21,25% sui premi.

 

Roma, 03 giugno 2025 – Le recenti normative sulle assicurazioni obbligatorie contro i rischi catastrofali (CAT NAT) per le imprese (sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni) sollevano numerose criticità. Lo evidenzia uno studio di Confimi Industria e ANC (Associazione Nazionale Commercialisti) che suggerisce una serie di riflessioni ed interventi.

Senza entrare nel merito delle non facili scelte del Governo, le due associazioni chiedono quantomeno neutralità fiscale dei nuovi obblighi e chiarezza sui numerosi aspetti critici.

Anche dopo la conversione del decreto con le proroghe per le PMI (legge 27/05/2025, n. 78, di conversione del D.L. 39) il quadro rimane infatti ambiguo. La forzatura prevista dalla norma con cui si è inteso estendere al conduttore l’obbligo assicurativo, in eventuale supplenza al proprietario, amplifica le problematiche e mette gli imprenditori difronte a non banali rischi sanzionatori e fiscali.

Innanzitutto c’è la sanzione della limitazione all’accesso degli incentivi pubblici, nel caso di inadempienza CAT NAT (comma 102 della L.213/2023). Il quadro degli incentivi a rischio è ancora piuttosto vago e dovrà essere individuato dalle singole amministrazioni competenti (FAQ 12 MIMIT) ma nel frattempo sembra già chiaro (bollinato del nuovo Codice degli Incentivi) che nella tagliola entreranno sicuramente i bandi e gli (ormai ex) incentivi automatici (ad esempio il credito d’imposta 4 e 5.0).

Ad aggravare l’incertezza, come ha voluto evidenziare Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, vi è poi il fatto che “non è chiaro su chi – tra conduttore e proprietariogravi detta sanzione in caso di mancata stipula della polizza su beni impiegati da terzi”. Il rischio è che a pagare pegno sia tanto il proprietario quanto il conduttore (non sono passati gli emendamenti che si prefiggevano di risolvere questa questione, ndr). “Inoltre – continua Agnelli – c’è il rischio concreto che anche le inadempienze parziali o gli equivoci (ad esempio su beni minori magari in locazione o noleggio) possano bloccare gli aiuti pubblici agli investimenti dell’imprenditoria fermo restando che, nel caso di inadempienza assicurativa, le imprese non potranno confidare – lo dice la norma – in aiuti a seguito di eventi calamitosi e catastrofali”. E a dette incognite si aggiunge la beffa: “le imprese si vedono imporre polizze CAT NAT su cui pure grava l’ordinaria imposta assicurativa del 21,25% che, per inciso, non è invece prevista sulle polizze, non obbligatorie, fatte su abitazioni private”. Aspetto molto inappropriato, sottolinea Agnelli di Confimi, anche per chi, pragmaticamente, non è contrario ai nuovi obblighi. Da qui la richiesta al Governo di nuovi interventi mirati a sterilizzare la citata imposta.

Vi è poi il nodo deducibilità fiscale dei premi e il rischio, ai fini Iva, di “permuta” ex art. 11 della legge Iva, in particolare per il caso in cui a contrarre la polizza sia il conduttore a fronte dell’invarianza del canone di locazione. A fare il punto su questi aspetti è Marco Cuchel, presidente di ANC: “si introduca la deducibilità dei premi CAT NAT anche per i forfettari e si riconosca la deducibilità, inequivocabile, anche per i c.d. «immobili patrimonio»”.

Il legislatore non ha chiarito a chi compete la stipula fermo restando che il risarcimento, per consolidata interpretazione, le compagnie lo erogano sempre al proprietario anche se a stipulare è un terzo. Per mediare circa la poco comprensibile situazione in cui il risarcimento per sinistri naturali (né colposi né dolosi) vada al proprietario anche nel caso in cui il medesimo non abbia voluto stipulare alcuna polizza, è stata introdotta la previsione del vincolo al “ripristino” dei beni pena la novellata possibilità, per il conduttore che supplisce nella stipula, di chiedere un ristoro (fino ad un massimo del 40%) per lucro cessante. Al netto dei dubbi applicativi è in ogni caso evidenti che “sostenere spese pur a nome proprio ma per conto di altri non è cosa che lascia il fisco indifferente” e prosegue Cuchel: “ne è un chiaro esempio il caso delle locazioni con canone scalettato – cioè ridotto per i primi anni della locazione in contropartita alle spese di ristrutturazione sostenute dal conduttore – in cui l’Agenzia delle entrate contesta una permuta occulta ai sensi della legge Iva”. Anche a voler scongiurare l’ipotesi permuta il caso del premio CAT NAT che le parti convengono sia pagato dal conduttore rischia comunque violazione, per il locatore, dell’articolo 13 secondo cui nella base imponibile vanno compresi “gli oneri verso terzi accollati al cessionario o committente”.

Non da ultimo, conclude Cuchel, sono opportune conferme sul trattamento ai fini Iva degli eventuali riaddebiti totali o parziali del premio, pattuiti dalle parti, escludendo implicazioni ai fini dell’imposta di registro.

ANC Comunicazione

Ufficio Stampa Confimi Industria

Allegato

Studio congiunto ANC – Confimi

Obbligo polizze catastrofali – analisi e riflessioni sulle criticità fiscali

03.06.2025_Comunicato CONFIMI e ANC su criticita fiscali polizze catastrofali

03.06.2025_Studio CONFIMI e ANC su criticità fiscali polizze catastrofali

 

CS ANC 03.06.2025 | ASCOLTO NEGATO, CONFRONTO ESCLUSO, COSÌ NON SI COSTRUISCE IL FUTURO DELLA PROFESSIONE

COMUNICATO STAMPA

ASCOLTO NEGATO, CONFRONTO ESCLUSO.

COSÌ NON SI COSTRUISCE IL FUTURO DELLA PROFESSIONE

Roma, 3 giugno 2025

Doveva essere un momento di confronto. È diventato l’ennesimo evento a porte chiuse.

Gli Stati Generali dei Commercialisti si confermano una vetrina costruita su misura per il presidente del Consiglio Nazionale, senza alcun reale spazio per la pluralità, il dibattito o il contributo dei tanti che ogni giorno tengono in piedi la professione.

ANC denuncia l’assenza totale di confronto:

  • Nessun coinvolgimento dei sindacati di categoria
  • Nessuno spazio per le Casse di previdenza
  • Nessuna voce concessa agli iscritti

Un modello chiuso, verticistico, autoreferenziale che si ripete identico a se stesso, mentre si continua a parlare — con sorprendente disinvoltura — di riforma dell’art. 25 del D.Lgs. 139/2005.

Riforma “per la partecipazione”, ma solo sulla carta.

Emblematica, poi, la scelta di organizzare una sessione riservata ai presidenti e consiglieri degli Ordini, blindata e sottratta al dibattito pubblico.

Il confronto si fa tra pari, non tra invitati selezionati.

Questa impostazione non è modernità: è gestione elitaria di una professione che ha bisogno di apertura, non di cerimonie.

Inaccettabile, infine, l’assenza totale di rappresentanza femminile tra i relatori.

Nel 2025, all’interno di un evento che pretende di parlare di futuro, questo non è solo un errore: è un segnale. E ANC lo legge chiaramente: c’è chi intende fermare, o ignorare, il cammino verso la parità di genere.

Per ANC, questa non è solo un’occasione mancata. È la conferma di un modello che non rappresenta la categoria, ma ne ostacola la crescita.

ANC continuerà a battersi per una professione costruita dal basso, fondata su:

  • Partecipazione reale
  • Trasparenza dei processi
  • Ascolto delle voci critiche

Perché senza confronto, non c’è futuro.

E senza futuro condiviso, non c’è professione che tenga.

ANC Comunicazione

CS 03.06.2025 Stati Generali.doc

 

 

CS 30.05.2025 – Le due verità della riforma: quella scritta e quella raccontata. Sulle norme transitorie della riforma i documenti smentiscono le parole del Presidente de Nuccio

Le due verità della riforma: quella scritta e quella raccontata.

Sulle norme transitorie della riforma i documenti smentiscono le parole del

Presidente de Nuccio

 Roma, 30 maggio 2025

Il 21 maggio scorso è stato approvato il regolamento elettorale per il rinnovo degli organi degli Ordini Territoriali e del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, segnando formalmente l’avvio del percorso verso il voto.

Il giorno successivo, sentito da Eutekne.info, il presidente de Nuccio ha dichiarato che nella bozza della riforma dell’ordinamento professionale “non c’è assolutamente nulla” che possa far pensare a una proroga, negando l’esistenza di qualsiasi norma transitoria.

Sono dichiarazioni, tuttavia, in evidente contrasto con quanto invece riporta la bozza ufficiale di riforma, approvata dal Consiglio Nazionale il 19 novembre 2024 e consegnata alla politica, nella quale più volte, e specificamente alla nota 5 correlata all’art. 25 (composizione e elezione del consiglio nazionale) si legge testualmente: “Le disposizioni transitorie, di coordinamento e finali dovranno essere formulate a seconda dell’atto normativo con cui sarà realizzata la riforma dell’Ordinamento professionale.”

Non si tratta, dunque, di “voci infondate” né di “fake news”, ma di un esplicito riferimento contenuto in un atto ufficiale, licenziato dal Consiglio Nazionale, che prevede chiaramente l’elaborazione futura di norme transitorie, comprese quelle che potrebbero incidere su scadenze e durata degli organi in carica.

È legittimo, quindi, chiedersi per quale ragione si sia sentita la necessità di negare ciò che è scritto nei documenti ufficiali presentati alla politica.

E ancor più legittimo è domandarsi se le dichiarazioni pubbliche del Presidente siano state funzionali a rassicurare superficialmente la categoria, a fronte di una realtà che, invece, rimane aperta a manovre regolatorie capaci di incidere anche sul processo elettorale.

È mancata l’ennesima occasione per fornire un’informazione coerente, trasparente e rispettosa delle aspettative e dell’intelligenza degli iscritti, nonché del rispetto delle regole democratiche che non possono convivere con ambiguità, peggio se istituzionali.

Così come non è accettabile la mancanza di trasparenza che ancora permane intorno alla omessa diffusione delle lettere di consenso, asseritamente trasmesse da oltre ottanta Ordini territoriali agli iscritti e, ancor più, all’intero consiglio nazionale.

L’ANC chiede che, senza ulteriori indugi:

– siano rese note le eventuali interlocuzioni formali intercorse tra il CNDCEC e il Governo circa l’inserimento di disposizioni transitorie nella riforma dell’ordinamento professionale;

– il Consiglio Nazionale pubblichi le lettere di consenso ricevute dagli Ordini territoriali, chiarendo a quali organi siano state effettivamente sottoposte e con quale processo deliberativo.

Tutte richieste fondate su un principio irrinunciabile: la fiducia si costruisce con la verità, non con la narrazione.

 ANC Comunicazione

CS 30.05.2025_RiformaOrdinamento.doc

 

CS ANC 28.05.2025 | FISCO DIGITALE IN TILT, L’ENNESIMO MALFUNZIONAMENTO DEL SITO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE PARALIZZA L’ATTIVITÀ DEI PROFESSIONISTI

COMUNICATO STAMPA

FISCO DIGITALE IN TILT

L’ENNESIMO MALFUNZIONAMENTO DEL SITO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE PARALIZZA L’ATTIVITÀ DEI PROFESSIONISTI

 

Roma, 28 maggio 2025

Ancora una volta, nel pieno della campagna dichiarativa, i professionisti che operano in ambito fiscale si trovano a fronteggiare l’ennesimo blocco del sito dell’Agenzia delle Entrate, che da questa mattina presenta gravi malfunzionamenti che non permettono l’utilizzo dei   servizi telematici fondamentali per l’invio delle dichiarazioni fiscali.

Non è più tollerabile che, in un Paese nel quale si afferma di puntare sulla digitalizzazione, gli strumenti messi a disposizione da parte dell’Amministrazione finanziaria siano sistematicamente inaffidabili, proprio nei momenti di maggiore criticità per cittadini e imprese.

Impossibile accedere ai servizi, trasmettere dichiarazioni, gestire adempimenti ordinari e straordinari. Tutto questo mentre i professionisti vengono sottoposti a continui adempimenti, scadenze e responsabilità, senza alcuna tutela di fronte a disservizi che non dipendono dalla loro volontà né dalla loro competenza.

La situazione è ormai diventata insostenibile. L’Associazione Nazionale Commercialisti chiede da tempo un intervento urgente e risolutivo da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che permetta finalmente di avere garanzia di una reale efficienza del sistema digitale fiscale italiano, nel rispetto del lavoro dei professionisti e dei diritti dei contribuenti.

Il rispetto delle scadenze non può essere preteso quando lo Stato per primo non è in grado di garantire il funzionamento delle proprie piattaforme. La responsabilità delle disfunzioni non può ricadere sempre e solo sui professionisti.

ANC Comunicazione

CS 28.05.2025_Malfunzionamento sito AE

 

CS 27.05.2025 – CNDCEC: ANC DENUNCIA MANCANZA DI TRASPARENZA E GESTIONE VERTICISTICA DELLE COMUNICAZIONI ISTITUZIONALI

COMUNICATO STAMPA

CNDCEC: ANC DENUNCIA MANCANZA DI TRASPARENZA E GESTIONE VERTICISTICA DELLE COMUNICAZIONI ISTITUZIONALI

Roma, 27 maggio 2025

L’Associazione Nazionale Commercialisti esprime profonda preoccupazione per la gestione verticistica e non trasparente del presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Elbano de Nuccio, in merito alle recenti comunicazioni istituzionali indirizzate al Governo e al Ministero della Giustizia.

Le oltre 80 lettere di sostegno, citate nei principali organi di stampa come Il Sole 24 Ore, ANSA e Press Magazine, sono state trasmesse dal presidente al Governo come prova di un consenso diffuso. Tuttavia, tali lettere non risultano essere state condivise con i Consigli degli Ordini mittenti né derivano da alcuna consultazione con gli iscritti.

Tre consiglieri nazionali, De Tavonatti, Sanna e Mazza, sono stati costretti a presentare formale istanza di accesso agli atti per poter visionare documenti che, se davvero rivolti al Consiglio Nazionale, come dichiarato pubblicamente dal presidente, avrebbero dovuto essere immediatamente resi disponibili all’interno dello stesso. Sorprende che il presidente, pur avendoli già trasmessi all’esterno, invochi la “riservatezza” per non consegnarli ai colleghi.

È una contraddizione grave e che denuncia la mancanza di una base giuridica: non esiste alcuna norma che richieda l’autorizzazione dei firmatari per esibire documenti ufficialmente usati come rappresentazione del consenso. L’utilizzo politico delle lettere presso il Governo, in assenza di una formale deliberazione degli Ordini, è scorretto sotto il profilo istituzionale.

La gestione personalistica del CNDCEC viola i principi fondamentali di trasparenza, collegialità e partecipazione, generando una profonda crisi di legittimazione interna. La pubblica esposizione dei nomi dei consiglieri richiedenti l’accesso agli atti è inoltre inopportuna e rischia di configurarsi come una forma di pressione politica.

L’ANC richiama a un immediato ritorno alla trasparenza e alla correttezza istituzionale. La professione non è un terreno di propaganda né un feudo personale. La fiducia si costruisce con il confronto, non con le manovre messe in atto dal vertice della categoria.

Conseguentemente a quanto espresso, come preannunciato nel nostro comunicato del 23 maggio, l’ANC ha trasmesso ieri una nota alle Istituzioni competenti, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Giustizia.

ANC Comunicazione

CS 27.05.2025_CNDCEC e Riforma Ordinamento

La lettera trasmessa da ANC alle istituzioni competenti  54_Lettera Associazione Nazionale Commercialisti

 

CS 23.05.2025 | CNDCEC E RIFORMA ORDINAMENTO PROFESSIONE, LA CATEGORIA MERITA RISPETTO

COMUNICATO STAMPA

CNDCEC E RIFORMA ORDINAMENTO PROFESSIONE

LA CATEGORIA MERITA RISPETTO

Roma, 23 Maggio 2025

La comunicazione del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili in tema di riforma dell’Ordinamento appare essere fuorviante oltre che condotta in modo discutibile sul piano istituzionale, ragione per la quale l’Associazione Nazionale Commercialisti ritiene doverosa una riflessione critica sotto il profilo istituzionale e deontologico sui contenuti dell’articolo pubblicato su Press Magazine dal titolo “Riforma dell’ordinamento, oltre 80 presidenti territoriali sostengono il Consiglio Nazionale”, che presenta evidenti elementi di comunicazione strumentale e parziale.

Continuano ad essere diffuse notizie confuse e fuorvianti dal CNDCEC che intendiamo brevemente riepilogare:

  • a seguito dell’Assemblea dei Presidenti del 13 dicembre scorso, con riferimento alla riforma ordinamentale, dai vertici nazionali venne affermato di avere un consenso di oltre 100 Ordini, attestando tale numero sulla differenza di chi non aveva esplicitato palesemente il dissenso alla riforma nel corso della predetta Assemblea. Riunione che peraltro, giova ricordare, neppure prevedeva il punto in trattazione e giungeva successivamente alla consegna alla politica del documento di riforma del D.Lgs.139/05.
  • a seguire, dopo la pubblicazione di una nota predisposta da 22 Ordini e contraria alla riforma, il Consiglio Nazionale della categoria deduceva che il numero di chi esprimeva consenso si attestava ai non sottoscrittori (per differenza 122);
  • è degli ultimi giorni la notizia diffusa che ascrive a soli 8 Ordini la contrarietà al proseguimento dell’iter di riforma;
  • nelle ultime ore il Consiglio Nazionale ha diffuso notizia di spontanee attestazioni di consenso nel numero di circa 80 Presidenti territoriali, i quali avrebbero inviato allo stesso Consiglio una nota di esplicito sostegno.

Veicolate mediante l’inappropriato utilizzo dei canali istituzionali, tutte queste comunicazioni sono unicamente la conferma della profonda confusione che da tempo l’Associazione continua a denunciare. I numeri resi noti non confermano, non smentiscono ma si alternano con un equilibrismo decisamente imperfetto che la categoria non merita e non può ulteriormente patire.

L’affermazione secondo cui “oltre 80 presidenti territoriali” sostengono la riforma è priva di informazioni fondamentali: non viene specificato quali siano questi Ordini né il numero di iscritti che rappresentano. Basti pensare che i soli 8 Ordini che hanno già manifestato il loro palese dissenso al modus operandi rappresentano oltre il 25% degli iscritti.

In un contesto istituzionale, tale omissione è pertanto grave e tendenziosa, poiché induce a ritenere che vi sia un consenso ampio e consolidato, senza però offrire alcun dato che consenta una verifica trasparente o una valutazione equilibrata. L’omissione di tali dettagli non è neutra: è una scelta consapevole di chi la enuncia, che altera la percezione della realtà, alimentando una profonda disinformazione dagli effetti gravemente disarmonici e conflittuali.

Affermare che la maggioranza degli Ordini è a favore della riforma è più di una forzatura. Il dato reale è che gli Ordini territoriali in Italia sono 132. Se 80 di questi hanno effettivamente manifestato sostegno, ciò corrisponde a circa il 60,6%, quindi appena sopra la metà, ben lontano da quella “stragrande maggioranza” che si vuole far intendere. Tale forzatura comunicativa risulta ancor più problematica se si considera che gli Ordini differiscono per dimensione e numero di iscritti, e dunque il peso rappresentativo non può essere considerato uniforme.

Ancor più grave, tendenziosa e strumentale è l’affermazione che 80 Presidenti abbiano scritto a sostegno del CNDCEC, senza che siano rese alla platea degli iscritti notizie esaustive.

Abbiamo notizia, da molteplici componenti dei Consigli degli Ordini territoriali, che le lettere inviate dai loro presidenti, opportunamente sollecitate dalla governance nazionale al mero fine di trasmetterne copia al Ministero della Giustizia, non siano state approvate o non siano neppure passate attraverso un confronto in seno ai loro consigli o in contesti assembleari territoriali, rappresentando così un atto meramente unilaterale ad opera dei singoli nella qualità di iscritti e non in rappresentanza di un Ordine.

Abbiamo altresì notizia del deposito di una specifica richiesta di accesso agli atti, tesa alla consegna delle 80 lettere, formulata da tre componenti del Consiglio Nazionale che, com’è di pacifica evidenza, pur se componenti del massimo organismo istituzionale, ignorano i fatti e gli atti che pubblicamente diffonde il suo Presidente de Nuccio. Segno questo di una disarmonia e spaccatura non solo della categoria ma anche interna al CNDCEC.

Preoccupante è anche l’utilizzo che viene fatto dei canali istituzionali, ancora una volta, assistiamo, infatti, ad un loro uso distorto per veicolare un messaggio parziale, a scapito del principio di trasparenza e pluralismo.  Questo modo di comunicare, anche sui social network, ormai tristemente consolidato, è segno di una crescente mancanza di equilibrio, di rispetto per le opinioni divergenti e di consapevolezza del ruolo super partes che dovrebbe caratterizzare il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili a tutela dell’immagine stessa della categoria.

L’atteggiamento dei vertici nazionali della categoria appare sempre più orientato a generare spaccature interne piuttosto che favorire il dialogo e il confronto democratico, tutto ciò   alimenta un clima di conflittualità interna, che lede la coesione della categoria e rischia di danneggiare l’immagine dell’intera professione. Di fronte a tale scenario, si ritiene lecita e doverosa la possibilità di ricorrere ad un intervento del Ministero della Giustizia, in quanto soggetto che ha competenza istituzionale sulla materia e che dovrebbe quindi avere la funzione di vigilare sul corretto svolgimento del processo di riforma.

È stata proprio la preoccupante situazione che si è delineata rispetto al DDL recante delega al Governo di riforma dell’ordinamento professionale della categoria a determinare l’opportunità per l’Associazione Nazionale Commercialisti di rivolgersi lo scorso 15 maggio alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, interessando anche i Ministri competenti Carlo Nordio della Giustizia, Annamaria Bernini dell’Università e Marina Calderone del Lavoro in merito alla possibilità di attuare una verifica della correttezza di tutte le fasi che hanno condotto al licenziamento della bozza di riforma.

Anche la pubblicazione diffusa nella giornata di ieri da Eutekne conferma i diffusi timori, offrendo ulteriori elementi di valutazione. Nella stessa si evidenzia chiaramente che:

  • Le lettere di consenso sono arrivate in blocco e in modo “spontaneo”, ma senza trasparenza né pubblicità sul contenuto e l’identità dei firmatari.
  • Circa 40 Ordini si sono detti “indecisi” e 11 si sono espressi per il “no”, segno di una spaccatura significativa.
  • Alcuni Ordini hanno reagito esprimendo preoccupazione per l’uso di comunicazioni “fuorvianti e divisive”, chiedendo un chiarimento pubblico.

A giudizio di ANC si impone un richiamo forte al rispetto istituzionale, alla trasparenza e al confronto democratico. È fondamentale che il Consiglio Nazionale torni a interpretare il proprio ruolo in modo inclusivo, garantendo pluralismo, veridicità delle informazioni e piena condivisione delle scelte. È opportuno che questa pericolosa escalation abbia fine e che ogni comunicazione sia riportata nell’alveo della correttezza istituzionale e del dialogo interno. La professione non merita un simile svilimento.

Solo così sarà possibile tutelare la dignità e l’unità della professione, e costruire riforme realmente condivise.

ANC Comunicazione

CS 23.05.2025_CNDCEC e Riforma Ordinamento