Roma 16 novembre 2012. “L’approvazione da parte del Senato del disegno di legge sulle attività non regolamentate, avvenuta ieri, rappresenta, almeno fino ad ora, in attesa che il testo torni nuovamente alla Camera per la terza lettura, un’occasione mancata, quella di disciplinare, com’è opportuno che avvenga, le numerose attività che oggi nel nostro Paese sono svolte da una vasta ed eterogenea platea di operatori senza alcun riconoscimento normativo, facendolo però con la necessaria ed opportuna chiarezza”.
Le parole del Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti Marco Cuchel esprimono forte delusione nei riguardi di un provvedimento che investe una questione, quella delle attività non riconosciute, sulla quale l’Associazione Nazionale è intervenuta in diverse occasioni e da tempo sollecita l’intervento del Legislatore.
Le parole sono sicuramente importanti e su questo aspetto l’ANC ha apprezzato l’attenzione dell’Aula del Senato che ha votato l’approvazione di un emendamento che all’articolo 1 del disegno di legge, comma 5, introduce il termine “servizio intellettuale” al posto di “professione” e il termine “prestatore del servizio” al posto di “professionista”.
Sono importanti le parole, ma evidentemente non sono tutto.
“Per i professionisti che svolgono una professione regolamentata conseguentemente al superamento dell’esame di stato, che Costituzione e Codice civile stabiliscono, la questione – sostiene Cuchel – non è certamente posta in termini di riserve e di esclusive, ma è evidente che, nel caso di attività professionali che nel concreto si muovono nell’ambito del medesimo perimetro, in alcuni casi sovrapponendosi, è doveroso da parte del Legislatore, nel rispetto e a tutela del cittadino utente che si rivolge al mercato per fruire di prestazioni di contenuto professionale, intervenire in modo chiaro anche sugli aspetti sostanziali che, al di là dei termini, attengono alla tipologia e alla natura delle prestazioni intellettuali”.
L’Associazione Nazionale Commercialisti auspica vivamente che il disegno di legge approvato dal Senato non trovi l’approvazione della Camera e che si torni ad affrontare in un’ottica diversa una tematica la cui soluzione è sicuramente importante per il comparto stesso delle professioni.