Cari Colleghi,

dai giornali abbiamo appreso di una accorata lettera ai dipendenti da parte del direttore generale dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, nella quale si incoraggia il personale a continuare a prestare la propria opera, in considerazione dell’importante e delicato ruolo che questi uffici svolgono, all’indomani del grave episodio occorso in una delle sedi.

Quali professionisti che, quotidianamente, frequentano i suddetti uffici, non possiamo che manifestare, e lo facciamo senza alcun distinguo, la nostra solidarietà nei riguardi di coloro che si confrontano in prima linea, dalla parte dello Stato, con situazioni particolarmente difficili (o meglio: con persone in particolare difficoltà).

La nostra comprensione scaturisce soprattutto dalla condizione di viverla e di condividerla, quella prima linea, con le persone, le famiglie e le aziende che assistiamo nella quotidiana battaglia per la sopravvivenza, tentando innanzi tutto di interpretare noi stessi le farraginosità di un sistema, e poi di spiegarle ai nostri clienti cercando di farle loro capire ed accettare.

Questo è quello che vorremmo ci fosse riconosciuto come professionisti economici: la centralità nel passaggio tra la produzione della norma e la sua corretta applicazione. La vulgata del “più è complicato e più voi ne traete profitto”, che ci viene costantemente ripetuta quando ci permettiamo di pretendere semplicità nelle norme e nelle procedure di applicazione delle stesse, ha decisamente fatto il suo tempo.

Noi commercialisti, noi che svolgiamo la nostra professione con impegno e passione, siamo in una posizione particolarmente ingrata e difficile, alle prese con adempimenti e scadenze sempre più stringenti, spettatori spesso impotenti di aziende che chiudono, di famiglie che cercano di salvare il salvabile.

Quante volte i nostri clienti imprenditori ci chiedono di assisterli nel comunicare ai propri dipendenti decisioni infauste e quante volte noi stessi portiamo a casa il peso di quelle decisioni.

Quando spegniamo il computer il nostro lavoro non è finito. Tempo fa girava alla radio una pubblicità di software professionali, nella quale si poteva intuire che un commercialista giocava allegramente a tennis tutto il giorno perché lo studio andava praticamente da solo. Ecco, quando il software sarà anche in grado di sostenere un cliente distrutto o di sostituirsi quale vittima della furia di chi se la prende con il curatore fallimentare, di noi non ci sarà più bisogno.

Anche noi professionisti avvertiamo il peso di un clima nel quale il gioco al massacro ci coinvolge e travolge; noi che, intraprendendo la professione, mai ci saremmo aspettati di essere additati un giorno come uno dei freni alla crescita del Paese, se non addirittura come la causa della sua futura rovina.

L’impegno che possiamo assumere, come Associazione Nazionale Commercialisti, è quello di lavorare per raddrizzare il quadro storto del pregiudizio, uscendo dalla logica dello slogan e riportando al dialogo tutte le forze sane del Paese. Se riusciremo a dare nuovamente alla Politica la funzione e la responsabilità che le spettano e a far parlare tra loro imprese e professioni, rompendo il paradigma che le vede inesorabilmente contrapposte (seppur vittime dello stesso male), allora potremo ristabilire il giusto clima per trovare, insieme, risposte concrete e istanze condivise da consegnare ad una classe politica, tornata a svolgere il proprio ruolo.

Non dobbiamo compiere grandi sforzi per cominciare a dare sostanza a quanto abbiamo appena enunciato; ci sono due grandi sfide che, se fossero poste seriamente nell’agenda politica, incasserebbero il trasversale sostegno delle categorie produttive e dei cittadini: una riforma fiscale all’insegna della semplificazione e (campagna da tempo sostenuta dall’ANC) l’attribuzione del rango costituzionale allo Statuto del Contribuente. I benefici di cui si avvantaggerebbe il Paese, se questi due progetti fossero condotti al successo, sarebbero la concreta dimostrazione che le battaglie giuste non nascono sotto un’unica bandiera.

Marco Cuchel

(Presidente ANC)

 

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